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Dear Body
Cari fianchi -tondeggianti, abbondanti; troppo magri, troppo stretti-,
care cosce, cara pancia, care braccia…
Caro corpo,
quante volte, specchiandomi, ti ho guardato male?
Storcevo il naso, distoglievo lo sguardo, chiudevo gli occhi.
Ti giudicavo, ti volevo cambiare, ti volevo diverso: più minuto, allenato, sodo, formoso… perfetto.
Quante volte ti ho odiato? Desideravo solamente modificarti. Farti essere ciò che non eri.
Quello era il mio principale scopo; e si sa, raggiunti gli obiettivi si è felici giusto?
Ma cosa c’è di giusto in tutto ciò?
È giusto rimandare la felicità?
E, ancor prima di domandarsi questo, siamo certi che sia proprio questa la felicità che meritiamo?
Odiare e voler modificare a tutti i costi l’elemento che ci permette di respirare, camminare, viaggiare, amare.
Il corpo femminile -stereotipato, attaccato, criticato- non è altro che vita.
Vita a noi donata e da noi donata: lui la dà a noi, e noi la diamo ad altri.
È la fine di un libro e l’inizio di un altro, la conclusione della nostra storia e l’origine di una nuova.
E allora, questa maledetta vita, non passiamola -sprechiamola- a fare la guerra a noi stessi.
Lo dico a voi ora, e lo ripeto ogni giorno a me stessa, al mio riflesso: mettiamo fine alla guerra e diamo inizio alla vita.
Abbracciamo la possibilità di amarci, di volerci bene, di piacerci.
Caro corpo, scusami.
Per essere stata cattiva con te.
Per aver cercato così disperatamente di modificarti.
Per averti nascosto, giudicato, per essermi vergognata di te.
Per averti fatto sentire fame, per averti zittito, per averti tolto la libertà.
Caro corpo, che ne dici, facciamo pace?
Bianca